Prete nella quarantena del 2020

Sono le 22 e 59 di martedì 14 aprile 2020. E' oltre un mese che siamo in quarantena forzata. Metto nero su bianco (virtualmente, si fa per dire) i pensieri sparsi di un tempo davvero strano, innaturale.

Sono giorni di estasi, flash mob. E' il tempo del 'volemose bene' e degli Inni d'Italia sguaiati (che poi mi sono ripromesso, prima o poi, di studiarmi il testo del nostro inno, potrebbe essere il passatempo dell'estate).

Dall'8 marzo ci sono stati anche momenti di ore vuote. Un sentimento denso di malinconia, tale da afferrare alcuni giorni più di altri, che genera i più tristi pensieri. E dalla crisi sanitaria si è aperta una crisi economica e sociale che ci porteremo per mesi.

LACRIME

Come prete, tra le cose più tristi della quarantena c'è stata la Messa senza popolo. Era domenica 15 marzo, la prima dopo l'istituzione della quarantena nazionale. Dopo la Messa in parrocchia a Marina di Minturno sono scoppiato in un pianto a dirotto. E poi quella dopo e quella dopo ancora.

Per non parlare del Triduo pasquale. E' stato bello celebrare insieme ai preti, nella stupenda ex cattedrale di Minturno, con una solennità che neanche le più grandi basiliche. Figurarsi cantare l'Exultet da un ambone medievale.

Ma, le lacrime sono state le compagne più amare di ogni singola celebrazione, in cui sono stato privato dei volti, delle voci, dei sorrisi, delle arrabbiature, delle gioie, delle speranze del mio popolo. So che c'era, era presente dai telefoni, le tv, le radio, i social. Ma le chiese sono state terribilmente e fisicamente vuote. Girarci intorno è sterile. Inutile.


RADIO

Dal primo giorno di quarantena è stato chiaro che la radio sarebbe stata la compagna delle mie giornate. Per un progetto divino tutto è stato possibile per l'impegno e la professionalità di un uomo, sconosciuto ai più, che, nell'ordine, è stato l'artefice di (1) frequenze risistemate, (2) creazione del nuovo studio radiofonico e (3) realizzazione di un nuovo sistema di rete: Michele Lo Sordo e la sua azienda Ellecom, di Latina.

E' un paradosso che Michle, proprio colui che ci ha permesso di essere ascoltati da Terracina a Cellole (per intenderci, quasi 200mila abitanti), non abbia che un sito web minimalista e una scarsa presenza online. Posso dire che da lui ho imparato questo: ciò che deve starci a cuore sono i fatti, non le chiacchiere.

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