Quel tappeto magico di plastica

Percorso tattile per non vedenti, Stazione di Roma Termini

Sarò passato mille volte nei corridoi della stazione di Roma Termini. Spesso, come molti, in cammino di corsa, da un treno verso una metro, un autobus, una meta. Sguardi rapidi ai tabelloni, alle persone, con occhi quasi sempre incollati al cellulare. Notifiche, pro memoria, zaino in spalla, pezzi di polmone persi per strada.

Mi piace, però, anche osservare, guardare, analizzare. I dettagli di un insegna, lo sporco degli angoli più sudici dei sottopassaggi, i delinquenti, quelli che, senza biglietto e come se nulla fosse, passano il tornello insieme al passeggero davanti che striscia l'abbonamento.

Ce ne sono di particolari in una stazione. A Roma Termini, ad esempio, si può acquistare un gioiello, un paio di occhiali, stipulare un contratto, ma può essere un'impresa trovare un edicola per comprare un Birg, quel magico biglietto che da qui a 1 ora e cinquanta minuti (disastri, allagamenti e guasti a parte) riporterà centinaia di pendolari (me compreso) fino a Minturno - Scauri, e oltre.

Ma quella striscia sul pavimento, giuro, ho pensato decine di volte a cosa potesse servire. Le tubature di acqua o del gas, la copertura di qualche strano canale di passaggio. L'idea più sicura era quella di un comodo corridoio per i nostri trolley, noi persone importanti. Ho pensato pure alle mini auto della polizia: un corridoio per ricordare che non esistiamo solo noi, quindi scànsati.

Fino a quando, una signora cieca non è passata accanto a me. Andava verso la Metro, tastando il pavimento. Seguiva l'andamento della strada magica, una salvezza (ho pensato) in questa selva di percorsi quale può essere una stazione, specialmente nell'ora di punta. E mi sono immaginato quella donna che passava il tornello, scendeva con le scale mobili e cercava, come tutti noi, di intrufolarsi in un vagone, stretta tra mille cammini diversi.

Sarà uscita alla fermata giusta? Guidata da quel tappeto magico di plastica, sarà arrivata a casa sua? Guardando dal finestrino del treno, vedo gente che cerca una strada, a tentoni, con un bastone come quella donna. Perché se la direzione è già tracciata, camminare è sempre un viaggio verso l'ignoto e l'imprevedibile.

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