LA GIORNATA CHE SANTIFICA IL PRETE


La sveglia è l’elemento distintivo del prete. C’è chi la fissa di buon mattino per le preghiere e le faccende di casa, chi la mette un po’ più avanti perché la sera prima ha fatto tardi in parrocchia (o in Caritas, o da una famiglia, o dalle suore, o da qualche pecorella smarrita). E subito, dal mattino, inizia la giornata che santifica il sacerdote, che lo plasma e lo fa assomigliare sempre più al Buon Pastore, Gesù Cristo. È una santità che, come tutti i cammini di perfezione, si conquista sul campo. E infatti, puntuale, alle 10 (o nel pomeriggio) il nostro prete ha un funerale: è il saluto del papà al figlio amato, è intercessione e preghiera, è lacrima e gioia.

Alle 11, tempo di togliere la stola, si continuano le benedizioni: oggi ci sarà da camminare sotto il sole in compagnia del sagrestano. È anche questa una missione che santifica: visitare tutto il gregge, conoscere ciascuno per nome, portare il conforto e la benedizione di Dio. Alle 12.30 arriva (per alcuni) il dramma del pranzo: è una fortuna avere un ritrovo in famiglia, o tra confratelli oppure in qualche mensa comune più o meno strutturata. Per altri preti, invece, il pranzo è una toccata e fuga, un vagabondare sotto la guida della Provvidenza che li porta a mangiare qua e là per i vari impegni pastorali: come nel Vangelo in cui si legge che <era tanta la gente che andava e veniva, che essi non avevano neppure il tempo di mangiare>.

Alle 15, ma anche prima, la Caritas attende la visita del prete: la (tanta) gente che passa per i centri di ascolto aspetta prima di tutto un po’ di amore e accoglienza, ma sono tante anche le necessità materiali delle famiglie. Ora il nostro prete è alla ricerca di una carrozzella e stampelle: un parrocchiano ha fatto un brutto incidente e non possono permettersi di spendere soldi.

Dopo un saluto veloce ai ragazzi della catechesi, alle 16.30 due colloqui spirituali, una vera santificazione per il prete, un ascolto che si pretende attento, preciso, onesto e competente. Si fanno le 18.30 e, mentre in chiesa inizia il Rosario, il prete tira un sospiro di sollievo perché alle 19 potrà godere per mezz’ora del suo Signore. La Messa è il centro della vita di un prete, una carica alle batterie, un momento per ‘stare’ con Gesù e i fratelli. È anche questa una santificazione: il nostro prete deve lottare con i mille pensieri che cercano di entrare durante la preghiera.

Alle 19.30, se va bene, c’è una sola riunione o un solo appuntamento: si alternano impegni in parrocchia o in diocesi, riunioni per la catechesi, la liturgia o la carità. Se il giorno dopo c’è un altro funerale è l’occasione per fare visita alla famiglia; se è Corpus Domini si lavora al tappeto di fiori. Insomma, il nostro prete dovrebbe essere ‘libero’ entro le 21.

Arriva la sera. C’è il prete che si ritira in casa per una cena veloce, tv, compieta e nanna. Oppure il prete che è invitato a cena da parrocchiani o amici. Ciò vuol dire che per i primi gli occhi si chiudono alle 22.30, per i secondi non prima di mezzanotte. La vita del prete è un po’ tutto questo: un incontro continuo di gente e di volti, di storie belle e di lacrime. Ed è in questo incontro che il prete si fa santo.

Maurizio Di Rienzo

da Avvenire, Lazio7 del 18 giugno 2017

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